I parchi naturali in Valle d'Aosta
Parco
Nazionale Gran Paradiso
L'Area Protetta
Gestore:Ente
Parco Nazionale Gran Paradiso
Sede: Via della Rocca, 47 - 10123 Torino
Tel: 011/8606211
Fax: 011/8121305
E-mail: segreteria@pngp.it
Segreteria Turistica del Parco: via Umberto I n. 1, 10080 Noasca (TO),
tel. e fax 0124/901070, e-mail: sturpngp@misper.it
Servizio Turismo-Educazione ambientale: turistico@pngp.it
Superficie: 70.000 ha circa
Province: Torino, Aosta (Piemonte, Valle d'Aosta)
Istituzione: 1922
La storia
Le
vicende del Parco sono indissolubilmente legate alla protezione dello stambecco.
Già nel 1856 il re Vittorio Emanuele II aveva dichiarato Riserva Reale
di Caccia una parte dell'attuale territorio del Parco, salvando in questo
modo dall'estinzione lo stambecco che in quegli anni aveva ridotto la sua
popolazione a livelli allarmanti. Il re aveva poi formato un corpo di guardie
specializzate e fatto costruire sentieri e mulattiere che ancora oggi costituiscono
la migliore ossatura viaria per la protezione della fauna da parte dei guardaparco
e formano il nucleo dei sentieri escursionistici. Nel 1920 il re Vittorio
Emanuele III donava allo Stato italiano i 2.100 ettari della riserva di caccia.
affinché vi creasse un parco nazionale. Due anni dopo, il 3 dicembre,
veniva istituito il Parco Nazionale del Gran Paradiso. il primo parco nazionale
italiano. L'area protetta fu gestita fino al 1934 da una commissione dotata
di autonomia amministrativa. quindi direttamente dal ministero dell'Agricoltura
e foreste fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale (subendo purtroppo gravissimi
danni durante la guerra) e ancora da un ente autonomo a partire dal 1947.
Nel 1991 è stata promulgata una legge quadro sui parchi, uno strumento
legislativo indispensabile per regolare la nascita e la vita delle aree protette
in Italia, compreso il Parco del Gran Paradiso.
L'ambiente
ll
territorio del Parco. a cavallo tra Piemonte e Valle d'Aosta. si estende su
circa 70.000 ettari in un ambiente di tipo prevalentemente alpino. Le montagne
del gruppo del Gran Paradiso sono state in passato incise e modellate da grandi
ghiacciai e dai torrenti fino a creare le attuali vallate.
Nei
boschi dei fondovalle gli alberi più frequenti sono i larici, misti
agli abeti rossi, pini cembri e più raramente all'abete bianco. Man
mano che si sale lungo i versanti gli alberi lasciano lo spazio ai vasti pascoli
alpini, ricchi di fiori nella tarda primavera. Salendo ancora sono le rocce
e i ghiacciai che caratterizzano il paesaggio, fino ad arrivare alle cime
più alte del massiccio che toccano i 4.000 metri proprio con quella
del Gran Paradiso.
Geologia
Il
gruppo del Gran Paradiso è costituito da rocce di varia età
e provenienza. In particolare vi si trova un complesso di gneiss stratificati
(rocce metamorfiche derivate da graniti o da dioriti, ancora conservati qua
e là). In alcuni casi gli gneiss hanno uno spesso ricoprimento di scisti
calcarei variamente metamorfosati, derivati da sedimenti marini dell'era mesozoica.
Da segnalare la presenza di ricchi filoni di minerale di ferro in Val di Cogne
che ha notevolmente influenzato la vita delle popolazioni della vallata.
Fauna e flora
Simbolo
del Parco, lo stambecco (Capra ibex) è piuttosto confidente e non è
difficile osservarlo al pascolo nei prati alpini. I maschi, riconoscibili
dalle lunghe corna ricurve, vivono in piccoli gruppi, mentre le femmine, dalle
corna più corte, e i piccoli formano branchi separati.
Quasi
sempre si ascolta il suo fischio prima di vederla: è la marmotta (Marmota
marmota), un simpatico roditore degli ambienti montani. Con le forti unghie
scava lunghe gallerie nel terreno che le consentono di nascondersi all'arrivo
di un pericolo e di trascorrere l'inverno in letargo.
Scomparso dal Parco nel 1912, il gipeto (Gypaetus barbatus) sta ritornando
sull'arco alpino grazie a un progetto di reintroduzione internazionale. Nella
zona nidifica
invece un altro grande rapace, l'aquila reale, non poi così difficile
da osservare.
Come dice il nome, il crociere (Loxia curvirostra) è caratterizzato
dal becco con le punte che si incrociano, peculiarità che gli permette
di far leva sulle pigne per estrarne i semi. E' un uccello tipico dei boschi
di conifere.
L'unica conifera a perdere gli aghi in autunno, il larice (Larix decidua)
è una pianta pioniera, capace di crescere in breve tempo anche sui
terreni nudi dell'alta montagna, dove la vegetazione è quasi assente.
Simbolo
dell'alta montagna, la stella alpina (Leontopodium alpinum) è diffusa
dai 1500 ai 3200 metri di altezza. Piuttosto localizzata, questa pianta è
caratterizzata da una soffice peluria che ricopre il lato superiore delle
foglie.
Il giglio di monte (Paradisea Liliastrum) è stato scelto come simbolo
per il giardino botanico Paradisia di Valnontey (Cogne), un'esposizione all'aperto
della flora alpina.
Il patrimonio culturale
Villaggi
e alpeggi raccontano la lunga storia della civiltà dei pastori. Popolazioni
che per centinaia di anni sono vissute autosufficienti su queste montagne,
con frequenti contatti con le genti oltr'alpe piuttosto che con le popolazioni
della pianura. Le abitazioni del versante piemontese sono costruite interamente
di pietra, mentre sul versante aostano si affianca il legno. Il modello più
comune, con le dovute varianti a seconda della valle, prevede un edificio
in pietra e legno con in basso la stalla, al primo piano l'abitazione e al
di sopra il fienile, in modo da mantenere i locali abitativi più al
caldo possibile. Il Parco si prefigge anche di valorizzare il patrimonio culturale
della montagna e favorirne un certo sviluppo economico compatibile con l'ambiente.
Parco
Naturale del Mont Avic
L'Area Protetta
Gestore:Ente
Parco Naturale del Mont Avic
Sede: Località Fabbrica, 164 - 11020 Champdepraz (AO)
Tel: 0125/960643
Fax: 0125/961002
E-mail: parc.avic@libero.it
Centro visitatori: Località Chevrère, villaggio Covarey
(Champdepraz)
Tel. 0039125-960668
Note logistiche: autostrada A5 uscita di Verrès, SS26 in direzione
Aosta,
quindi strada regionale n° 6 sino al Capoluogo di Champdepraz e
strada comunale per Chevrère (Centro Visitatori in località
Covarey a 10Km dal Capoluogo).
La storia
Il
Parco del Mont Avic, primo parco naturale valdostano, è stato istituito
nell'ottobre 1989 al fine di conservare le risorse naturali presenti nell'alta
valle del Torrente Chalamy (comune di Champdepraz). L'area oggetto di tutela
è caratterizzata da aspetti paesaggistici estremamente suggestivi e
da ambienti modificati in misura del tutto marginale dall'attività
dell'uomo; l'accidentata orografia ha infatti limitato da sempre le tradizionali
attività agro pastorali e, più di recente, ha impedito lo sviluppo
del turismo di massa sia estivo, sia invernale.
L'ambiente
Le
foreste del Parco, pesantemente depauperate in passato per far fronte alle
esigenze dell'attività mineraria, hanno recuperato in buona parte le
caratteristiche originali e offrono al visitatore uno spettacolo di rara bellezza.
Altri aspetti naturali interessanti e vari arricchiscono l'area protetta:
peculiari formazioni geologiche; endemici flogistici alpini e associazioni
vegetali legate al substrato delle pietre verdi; decine di specchi d'acqua,
d'acquitrini e torbiere che non hanno eguali per numero ed estensione in Valle
d'Aosta; una fauna rappresentata da tutti i più noti animali a diffusione
alpina presenti nella regione.
Flora e fauna
La
flora e la vegetazione del Parco sono profondamente influenzate dalla
presenza di un gran numero di laghi e piccole zone umide, nonché di
abbondanti affioramenti di serpentiniti, rocce che danno origine a suoli poveri
e poco profondi.
L'area
protetta è caratterizzata da paesaggi vegetali insoliti a livello regionale,
fra i quali spicca la più vasta foresta di pino uncinato presente in
Valle d'Aosta; questa conifera, poco diffusa sulle Alpi italiane, è
perfettamente adattata alla presenza dei suoli poveri originati dalle serpentiniti
e riesce a crescere anche ai margini delle torbiere.
Ulteriore
elemento di interesse è dato dalla posizione geografica della Val Chalamy,
posta ai margini del settore tendenzialmente arido della media Valle d'Aosta
ed in parte influenzata dal clima più umido della bassa valle; passando
dal versante con esposizione nord a quello solatio, questo contrasto è
evidenziato dalla progressiva sostituzione del faggio da parte del pino silvestre,
essenza meglio adattata a condizioni di aridità ambientale.
L'interessante
flora legata alle aree umide può essere osservata non soltanto in corrispondenza
dei bacini lacustri, ma anche in una miriade di aree torboso - acquitrinose
e di risorgive presenti in tutta l'area protetta. Questi ambienti ospitano
vegetali boreali ormai rari o in via di scomparsa sulle Alpi; fra le specie
più rare e localizzate presenti nelle torbiere, possono essere ricordate
Carex limosa, Carex pauciflora, Eriophorum vaginatum. Notevole è pure
la presenza della pianta insettivora Drosera rotundifolia di uno stagno con
isolotti galleggianti di sfagni (fra i quali Sphagnum magellanicum, S. squarrosum
e S. angustifolium).
Per
quanto riguarda la fauna, i primi studi realizzati hanno evidenziato
notevoli interessi in campo entomologico (oltre 1100 lepidotteri segnalati,
presenza di libellule rare e localizzate, oltre 110 specie di coleotteri fitofagi
forestali).
Sono
inoltre presenti tutti i mammiferi e gli uccelli di ambiente montano diffusi
in Valle d'Aosta, fra i quali merita citare lo stambecco, la lepre variabile,
l'aquila reale, l'astore, la pernice bianca, il fagiano di monte, la coturnice,
la civetta capogrosso, il picchio nero, il codirossone, il gracchio corallino
e la nocciolaia.
Attività
Per
ciò che concerne le sue attività, il Parco segue le linee guida
contenute nel "Piano di gestione territoriale" approvato dall'Amministrazione
regionale nel 1994. Nel documento vengono individuatele modalità gestionali
compatibili con la tutela dell'Ambiente riferite agli aspetti naturalistici
(geologia, idrologia, flora e vegetazione, fauna), alla selvicoltura, alle
attività agropastorali, al turismo e alla fruizione didattica.