Il legno...
La
maggior parte degli artigiani valdostani si dedica alla scultura del legno,
tecnica con cui si sono prodotte alcune delle principali opere d'arte della
regione segnatamente, a Aosta, gli stalli dei cori della cattedrale e della
collegiata di Sant'Orso.
Il legno più usato nell'artigianato tipico della Valle d'Aosta è
il noce, molto diffuso nel passato nei boschi della regione ed era utilizzato
nelle costruzioni (in particolare per i travi dei tetti e i soffitti) e nell'arredamento.
Attualmente gli artigiani usano il noce per realizzare mobili di pregio e
sculture figurative. L'acero si presta particolarmente per realizzare delle
posate e del vasellame, segnatamente le tradizionali coppe per il vino: le
"grolles" e le coppe "dell'amicizia". Il cirmolo, legno
tenero e facile a intagliare, è utilizzato in scultura e nei lavori
di falegnameria. Il pero, il melo e il bosso, duri e compatti, sono utilizzati
per sculture di piccole dimensioni, come anche la betulla, più tenero
ma nodoso; il bosso in particolare è ricercato per la fabbricazione
dei "fiollets", piccoli ovoidi utilizzati durante le partite di
uno sport popolare locale che porta lo stesso nome.
Molto
utilizzato era il bosso nel passato in viticultura, per costruire i pergolati
e le botti, oggi è trascurato dall'artigianato d'arte. Anticamente
gli attrezzi dei contadini erano per la maggior parte in legno; ai giorni
nostri si fabbricano ancora: scale, rastrelli in frassino con i denti di acero,
come altri numerosi oggetti tradizionali d'uso comune o decorativi: taglieri
("coppa-pan"), particolari bastoni per battere il grano ("fleyé"),
artistici contenitori, cofanetti, tabacchiere in corteccia, stampi per il
burro, gerle e cesti in vimini, manici intagliati per coltelli, zoccoli tipici
della Val d'Ayas, scatolette porta penne, collari per le capre caratteristici
della bassa Valle, culle, giocattoli (segnatamente le "tate" e piccoli
cavalli a rotelle), servizi da barba tipici della valle del Gran San Bernardo,
maschere in corteccia, etc.
La lavorazione al tornio...
L'
oggetto più tipico prodotto dai tornitori valdostani è la "grolla",
una vera e propria coppa nella quale si beveva il vino dell'amicizia. La tradizione
vuole che essa rappresenti il "Santo Graal" dei Cavalieri della
Tavola Rotonda. Da tempo essa viene costruita al tornio in tutte le misure,
per poi essere rifinita e in molti casi ornata, con decorazioni fatte a mano
con la tecnica dell'intaglio. Oggi non viene usata più per bere, ma
come oggetto da ornamento.
Di
pari passo si realizza anche la famosa "coppa dell'amicizia", larga
e bassa, oggi prodotta con coperchio e beccucci che variano di numero a seconda
della grandezza. Oggetto diffusissimo sia nelle case che nei locali pubblici
è usata per bere in compagnia il caffè alla valdostana, facendola
sempre girare "à la ronde". Nella
ormai vasta gamma di prodotti tipici vi sono anche piatti, scodelle, vasi
porta frutta, coppe, zuccheriere e altri utensili di uso domestico.
Oltre al legno, eccellente materiale per questo scopo, viene tornita anche
la "pietra ollare", cloritocisto molto morbido di colore verde;
se pulita e lucidata, diventa levigata come il marmo. Di questa lavorazione
se ne ha notizia fin dal medioevo. Un tempo gli artigiani di Champorcher,
della Valle di Ayas e della Valtournenche, costruivano con rudimentali torni,
vari recipienti da cucina, e anche stufe, scolpite e decorate. La tradizione
di fabbricare queste stufe a circolazione di aria calda, stava spegnendosi,
ed è solo in tempi recenti che è ripresa con vigore.
I fiori di legno ...
Presenti alla fiera da una trentina d'anni, i fiori in legno, sono una delle più colorate creazioni dell'artigianato valdostano. Vengono confezionati in una vastissima gamma di tipi, dai più semplici ai più elaborati. I materiali impiegati sono trucioli di legni : melo, pioppo bianco, acero, ontano, salice e poi uniti a piccole pigne secche e rametti di salice. Vengono realizzati in modo aggraziato e imitano stupendi fiori di montagna sbocciati.
I "sabot": le calzature in legno ...
Di questa tipica calzatura, oggi ricavata per lo più dal legno di pioppo tremulo, lavorato ancora verde, non si conosce l'origine. Possiamo però immaginare che fu creata grazie all'intuizione di qualche artigiano, in chissà quale epoca, per la necessità di avere ai piedi una calzatura asciutta, calda e adatta a tutte le intemperie. Un tempo erano decisamente più pesanti e grezzi per gli uomini, mentre per le donne erano di forma snella e avevano un tacco più alto e sottile. Col tempo i "Sabotë", gli zoccolai, che una volta lavoravano in coppia, perfezionarono i loro "Sabot" fino ad arrivare a quelli leggeri e comodi che possiamo acquistare oggi in occasione della Fiera. Questa calzatura era molto diffusa in Valle d'Aosta, anche se la loro confezionatura era una prerogativa dei "Sabotë" della Val d'Ayas, di cui tutta la popolazione ne faceva largo uso . I "sabot" conobbero anche un periodo di successo e diffusione nelle vicine zone del Canavese, Astigiano, Monferrato e soprattutto nel Vercellese. Questa forma di artigianato divenne a poco a poco nei primi decenni del XX° secolo una vera e propria industria che dava lavoro a molti giovani, e molti volevano apprendere questo antico mestiere. Passarono gli anni, il modo di vivere e di vestire si trasformò, così le richieste di "Sabot" diminuirono. Ma sono ancora molti oggi nella Valle di Ayas a calzare i "Sabot", anche come doposci, e la loro produzione "semindustriale", coesiste con quella artigianale dei "Sabotier"che continuano a prepararli a mano secondo le antiche e tradizionali regole apprese in gioventù.
Il mobile tipico...
In pieno sviluppo e rinnovamento di idee, se pur mantenendo gli aspetti tipici nelle linee, questo dei mobili è un settore in grande espansione. I numerosi ebanisti oggi cercano di riportare in auge lo stile rustico, decorato con classici rosoni intagliati a mano. Riproducono mobili che si trovavano e si trovano ancora oggi nelle case tra le nostre montagne : cassepanche di vario genere, chiamate "l'artsoun, l'artse e l'artseban". Quasi sempre in legno di noce, decorate quasi su tutti i lati con rosoni e lavorazioni a intaglio. Gli artigiani oggi creano, adeguandosi alle nuove esigenze di vita, mobili che un tempo non esistevano nelle nostre case e oggi diventati indispensabili: cucine componibili, buffet-bar, letti a castello, etc., pur conservando elementi che provengono dalla tradizione.
L'intaglio...
Questo
tipo di lavorazione, è nata probabilmente dal desiderio di voler abbellire
gli oggetti in legno. Questa tecnica, a bassorilievo, partendo dal disegno
di un semplice rosone raffigurante un fiore, via via elaborandolo, suddividendo
lo stesso in triangoli, rombi e cerchi, ottiene elaborate forme decorative.
Oggi, i nostri intagliatori hanno raggiunto un livello veramente alto; decorano
con estrema precisione e infinita pazienza ogni tipo di oggetto o mobile,
sovente da loro stessi creato. Lavoro questo che nessuna macchina sarà
mai in grado di poter fare, garantendo così l'unicità di quest'arte
manuale.
Il giocattolo tipico...
Nei tempi passati anche i bambini, vivendo in un ambiente povero, hanno dovuto fabbricarsi i giocattoli con le proprie mani. Per molti secoli, essi intagliarono nel legno semplici forme di giocattoli che rappresentavano gli animali domestici a loro più famigliari : "cornailles"( mucche), galli, capre e cavalli su quattro rotelle. Oggi, questi balocchi vengono ancora riprodotti, con forme sempre più stilizzate, proporzionate e curate nei particolari. Vasta è la gamma di "tatà"(muli) posti su quattro ruote, galletti e galline scolpiti con un coltello da un ramo biforcuto e poi colorati.